mercoledì 23 settembre 2020

Crisi dei sovranisti

La parabola discendente dei populisti in salsa sovranista è l'evidente epilogo di queste elezioni regionali che vedono un netto arretramento in termini percentuali della Lega rispetto alle precedenti elezioni Europee, tenute poco meno di un anno fa, ed un risultato al di sotto delle attese di Fratelli d'Italia, attestata dai sondaggi oltre il 15%.
Questa tendenza che colpisce in maniera inesorabile tutti i movimenti/partiti che si alimentano direttamente del fervore popolare (Renzi, Cinque stelle docet) ha origine nella pretesa dei leader di queste formazioni di far saltare il banco e prendere tutte le fiches.
A tal proposito possiamo ricordare la personalizzazione del referendum costituzionale del 2016 da parte di Renzi, della pretesa di governare da soli del Movimento 5 Stelle ed in ultimo della brama di arrogarsi i pieni poteri da parte di Salvini; ma ogniqualvolta che è stata tentata una fuga in avanti i cittadini hanno rispedito al mittente questa eventualità, non tanto per rigettare la proposta (temo), ma per delegittimare il proponente (molto probabilmente).
Inoltre la disperazione per la possibile irrilevanza annusata dalle varie opposizioni che si sono succedute ha fatto sì che quest'ultime trovassero il modo e/o le risorse per limitare lo straripamento e la rottura degli argini dell'equilibrio democratico: attraverso una imponente campagna referendaria contro Renzi; attraverso l'ostracismo verso i grillini; attraverso l'accordo Renzi-Grillo per spedire Salvini all'opposizione rendendolo marginale.
Per riassumere in maniera chiara e coincisa i concetti succitati farò mie le parole di un saggio: "La vita è un equilibrio tra il saper approfittare della propria fortuna e il non peccare di cupidigia, infatti bisogna raccogliere la vittoria finché ferve la sorte, ma allo stesso tempo non bisogna spingere alla disperazione l'avversario perché la necessità è una maestra violenta".

G.C.

martedì 22 settembre 2020

Seneca, Montaigne ed il piacere di vivere secondo virtù

Il piacere non è la ricompensa né la causa della virtù, ma un aggiunta, e non piace perché diletta, ma, se piace, allora diletta. (Seneca)
La virtù è saper accettare con la stessa disposizione d'animo le gioie e le sofferenze della vita, senza esosità, senza tripudio, senza costernazione, ma con moderazione.
I selvaggi sono diretti, non hanno intermediazione, sono veri, sono così come li vedi, non hanno filtri; viceversa è difficile mantenere la compostezza, ma proprio per questo possederla è segno di grande educazione. Altresì è un incivile indiscrezione equiparare la capacità di dissimulare le emozioni alla falsità, perché solo le bestie possono farsi vanto della loro indisciplina, della loro incontinenza, della loro incapacità ad autocontrollarsi.
Ciò detto il completo contegno è l'aspirazione del saggio, perché come ammoniva Montaigne solo le emozioni mediocri si lasciano assaporare e digerire.
G.C.

domenica 13 settembre 2020

Paola Gaglione e la negata libertà di vivere

L'elenco delle vittime dell'omofobia diventa anche oggi più lungo.
Paola Gaglione, figlia, sorella e innamorata si aggiunge alla lunga lista delle persone barbaramente uccise dalla folle violenza omofoba.
L'aspetto più deprimente di questa triste storia è l'arrogante ingerenza del fratello nel perimetro delle libertà individuali di Paola.
Sia chiaro, lo stesso concetto di perimetro affiancato alla parola "libertà" innalza in maniera incontrollata il livello di disagio personale per ogni animo libero, ma il vivere in società impone dei sacrifici, ed ognuno è costretto a rinunciare a parte della propria libertà per causa di forza maggiore.
In questo articolo l'omicidio non è il reato in discussione, l'omicidio è solo la naturale conseguenza della convinzione per cui le libertà individuali possano essere amministrate in maniera discrezionale, arbitraria e coercitiva dalla collettività; indifferentemente che siano esse la comunità, il nucleo familiare e/o il partner.
Il problema in oggetto non è solo l'orientamento sessuale, ma l'intima convinzioni dell'aggressore di poter disporre della vita, delle azioni e dell'amore della vittima.
Ciò detto pare nitido che il motivo dell'aggressione siano rintracciabili nella lesa onorabilità dell'aggressore, che probabilmente provava repulsione per essere etichettato nel suo rione come il fratello della lesbica: "il cognato di Ciro".
Ed ecco che pian piano viene fuori l'ennesima concausa di una tragedia annunciata: l'ignoranza, la miseria e l'emarginazione sociale; il terreno di coltura per ogni forma di violenza.
Il timore è che l'ennesimo moto di indignazione sarà fine a sé stesso, che neanche questa volta si lavorerà sulle cause, che domani sarò qui a parlarvi di un nuovo delitto, un nome diverso, ma la stessa storia.

martedì 8 settembre 2020

Willy Monteiro Duarte e una società matura

Se ognuno di noi volesse partecipare in maniera personale al dolore che provoca ogni delitto che accade in Italia e nel mondo vivremmo in preda ad uno schizofrenico pendolo di ansia e dolore (semicit.). Inoltre questa sedicente depressione, rabbia e sdegno collettivo manifestato a mezzo social dall'intera comunità del web emana un profondo olezzo di ipocrisia, soprattutto se paragonata al nostro agire quotidiano. L'egoismo, la solitudine ed il volontario isolamento sono tratti caratteristici della nostra società, che si presenta come un insieme di singoli rinchiusi nella propria bolla, ma desiderosi al contempo di apparire solidali con il sentiere comune. Ogni crimine è odioso; soprattutto la morte di un giovane ragazzo per futili motivi può creare sconcerto, ma una società matura dovrebbe analizzare le cause alla base di determinati fenomeni senza adottare quel processo di deresponsabilizzazione che avviene quando ognuno punta il dito, configurando una separazione chirurgica tra il concetto di "Noi" e "Loro".
Una società matura dovrebbe capire non condannare, per quello c'è la magistratura.
Una società matura dovrebbe considerare le tappe per le quali quella colpa è passata. 
Una società matura di fronte ad un delitto dovrebbe essere poco indulgente con sé stessa.
Una società matura dovrebbe creare degli anticorpi, dovrebbe prevenire i potenziali pericoli oppure dovrebbe fare in modo che gli stessi errori non si ripetano sistematicamente.
Una società matura è fatta da tanti singoli maturi, quindi nessuno di Noi è escluso da un processo di autoanalisi.
Una società matura non può e non deve chiedere una pena esemplare, perché modificherebbe quello che è la finalità della pena, ma aspettarsi una pena equa in rapporto al delitto commesso.
Non sarà la tortura dei rei ad evitare che simili reati saranno commessi in futuro, il nostro livore non sarà la soluzione a nessun problema, il nostro finto sgomento non ci renderà agli occhi degli altri persone migliori, l'esemplare punizione non ci restituirà la vittima; tutto quello che possiamo fare è cercare di analizzare le cause, capire le dinamiche e costruire un futuro diverso, ma nel frattempo la condanna dei colpevoli sarà materia di giustizia penale, non mediatica.