L'idea autoassolutoria che imputa esclusivamente alla Lega il mancato riconoscimento dei diritti civili alla comunità LGBT+ è menzoniera.
Per quanto sia nota la tendenza all'azione conservatrice del carroccio, è altresì evidente che nemmeno durante la parentesi del Governo Conte bis (M5S+PD+IV+LEU) siano stati fatti passi in avanti nella lotta all'omofobia.
L'argomento, considerato troppo divisivo, è sempre rimasto ai margini del dibattito parlamentare. Tant'è vero che la mancata calendarizzazione del DDLZan al Senato si è verificata anche durante la parentesi del Governo, sedicente, progressista. Inoltre addebitare alle intemperanze, troppo spesso fuori dal registro del dibattito civile, dei singoli politici la causa della mancata approvazione di norme a vocazione progressista è un alibi troppo esile per essere accettato. Gli estremismi, per quanto presenti in ciascuna delle due aree contrapposte (progressista e conservatrice), sono la parte residuale e non la più consistente dell'elettorato di riferimento. Purtroppo, generando il dibattito mediatico/politico tanto più interesse quanto più caratterizzato dallo scontro tra le fazioni in campo - esacerbando gli animi degli spettatori - è venuta fuori un idea distorta del disegno di legge, che ha solamente armato i due eserciti, rendendoli sordi alla possibilità di dialogo e relegando in secondo piano l'analisi del merito della questione. Viceversa, per poter superare queste logiche da disputa, bisognerebbe iniziare a riconoscere che riguardo all'argomento in oggetto (in genere per tutti gli argomenti) siano accettabili diverse sensibilità tra i cittadini - quindi tra i parlamentari - e che solo conferendo dignità alle posizioni avversarie sia possibile intavolare un dibattito maturo tra gli antagonisti.
Questo cambio di paradigma, di rimando, potrebbe persino diffondersi tra i cittadini, che smettendo i panni degli ultras, avrebbero la possibilità di riconoscere nell'altra fazione delle ragioni, pur non condivise, ma altrettanto valide quanto le proprie. Questo metodologia sposterebbe definitivamente l'ambito della disputa dalla quotidiana delegittimazione dell'avversario, rappresentato come nemico, al tema dell'emancipazione della società, che scatena da sempre le più inquietanti paure al cospetto di un futuro diverso dalla realtà che si vive abitualmente.
In aggiunta per dirigersi verso queste modalità di dialogo, è necessario tenere presente che in ogni duello agli oppositori sconfitti deve essere concesso l'onore delle armi; accettata la dignità delle loro idee; la successiva autonomia o la possibilità di adattarsi al cambiamento senza temere di perdere del tutto la propria capacità di agire. Alla fine una conquista conseguita attraverso queste modalità di dialogo resisterà nel tempo perché sia i vinti che i vincitori avranno conquistato il rispetto (simpatia) della fazione opposta.
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