domenica 27 marzo 2022

Rischio calcolato

La debolezza di un leader è tanto più evidente quanto più grandi sono i suoi sforzi per apparire invulnerabile.
Il paventare potenziali fibrillazioni nel governo da parte di Conte qualora l'Italia dovesse mantenere fede ai patti assunti in passato con la NATO - portare la spesa per la difesa al 2% del PIL- è una strategia di brinkmanship simile a quella che sta adottando Putin ora che l'invasione dell'Ucraina si è impantanata - minacciare l'utilizzo di armi più devastanti capaci di radere al suolo il Paese. 
Il desiderio intimo di entrambi è, probabilmente, quello di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Nessuno dei due vorrebbe, o potrebbe, tenere fede alle minacce di cui sopra. Né Putin può sventrare l'Ucraina pur di conquistarla né Conte può mettere a rischio la tenuta del governo pur di difendere una bandierina utile esclusivamente per la propaganda. Il perché è chiaro: Putin, devastando ulteriormente l'Ucraina, dimostrerebbe in maniera fattuale che la sua è una guerra imperialista, e non di liberazione; Conte non ha una forza coesa alle spalle, ma un movimento balcanizzato che tutto desidera fuorché correre il rischio di elezioni anticipate (rielezione di Mattarella docet).

domenica 6 marzo 2022

La civiltà occidentale alla gogna

È singolare vedere persone che si considerano astute, per il semplice fatto di essere diffidenti nei confronti della NATO, non rendersi conto che non è tanto una questione di arguzia, ma di libertà. 
Libertà che nel mondo occidentale permette ad ognuno di credere e diffondere a mezzo stampa, TV e social le più assurde bestialità senza incorrere nel rischio della galera, o persino della vita.
Quella stessa libertà che permette il dibattito plurale, l'opposizione interna e una contronarrazione diffusa e capillare, in parole povere: quella possibilità che permette ad ogni singola persona di raccontare gli argomenti dalla sua singolare prospettiva senza temere ritorsioni di sorta.
Eppure, nonostante le tante voci dissonanti presenti nel dibattito del mondo occidentale, il nostro modello di civiltà viene puntualmente messo sul banco degli imputati per l'incapacità di dare tutto quello che promette.
Questo produce un effetto paradossale: le stesse persone, abituate a fare le pulci alla nostra imperfetta democrazia, si mostrano viceversa particolarmente indulgenti con i regimi autoritari. Ad esempio, all'autocrate Putin, che ha invaso uno Stato libero; bombardato obiettivi civili; massacrato innocenti; imposto la censura nel suo Paese; bloccato l'accesso ai social in Russia; portato il suo Paese in default finanziario; viene offerto un alibi, l'espansionismo della NATO. Questa doppia morale, irreprensibile nei confronti del mondo occidentale e indulgente con chiunque altro, è la cartina di tornasole di un sentimento molto diffuso e radicato: l'anti-americanismo. Questo impulso cieco porta le persone a perdere di vista un'evidenza lampante: le uniche nazioni sulla Terra dove è permessa l'opposizione al governo in carica sono figlie della civiltà occidentale. Quindi, senza voler silenziare l'autocritica, che peraltro è il motivo per il quale i modelli democratici riescono ad essere più elastici, dinamici e capaci di adattarsi ai nuovi scenari, ma prendendo in considerazione che esistono due tempi ben distinti, in cui prima si difende il modello di civiltà più libero dai modelli autoritari e poi si lavora affinché esso possa migliorare in maniera incrementale, è necessario prendere atto di una verità fattuale: ora è giunto il momento di difendere la nostra cara libertà da un regime aggressivo e sanguinario.
G. C.