mercoledì 28 settembre 2022

Il dialogo alla prova del fondamentalismo

Quando una convinzione ha già preso forma nella mente di qualcuno insistere per smontarla, portando dati, fatti e numeri, ha come unico effetto quello di far irrigidire ancora di più la persona nella propria posizione.
Questo perché bisogna tenere presente che ciò che hanno di realmente seducente determinate idee non sono tanto le prove o i fatti che esse portano a proprio sostegno quanto gli aspetti emotivi sottostanti, ad esempio la passione che riescono a scatenare nelle persone.
Alla base della radicalizzazione di determinate convinzioni spesso troviamo sentimenti di risentimento, indignazione e disincanto nei confronti del mondo circostante, tant'è vero in genere una determinata idea attecchisce più facilmente in chi sente di non aver voce in capitolo, di non aver controllo su ciò che accade nel mondo o anche nella propria stessa vita. Allora la costruzione di una narrazione alternativa offre un conforto perché fornisce comodi alibi o capri espiatori e fa sembrare il mondo più semplice e controllabile.
Quindi quando si affronta un dibattito con un interlocutore già convinto delle proprie tesi bisogna essere realistici e non coltivare false speranze: chi vuol credere a tutti i costi ad un'idea è spesso sordo all'ascolto di una narrazione differente, ma attraverso un dialogo pacato e ragionevole si può cercare di piantare il seme del dubbio e sperare che col tempo metta radici capaci di far crescere una maggiore resistenza al richiamo del canto delle sirene.
G. C.

lunedì 26 settembre 2022

Analisi di una disfatta tristemente annunciata

Il giorno dopo le elezioni possiamo dire che il Paese ha scelto la destra? Non proprio, almeno a vedere i risultati delle urne (44,3%). La destra si è presentata in coalizione monolitica al voto consapevole del sistema di assegnazione dei seggi (misto, maggioritario più proporzionale); il fronte avversario si è presentato alle urne convinto che la legge elettorale fosse un proporzionale puro (dividendo le forze nei collegi).
La scelta di Letta di isolare il Movimento 5 Stelle, dopo che Conte ha scatenato la crisi da cui è scaturita la caduta del governo Draghi, sarebbe stata comprensibile se l'avesse portata fino in fondo, cioè staccandosi anche da Sinistra e Verdi (sempre all'opposizione del governo Draghi) per formare un polo riformista con i partiti (Azione e Italia Viva) che hanno sostenuto convintamente il premier uscente. Di converso una volta che il PD ha deciso di allearsi con Sinistra e Verdi sarebbero dovute cadere contemporaneamente tutte le pregiudiziali dal M5S (che condivideva le stesse colpe di Bonelli e Fratoianni- rifiutare la fiducia al governo Draghi), lasciando quindi perdere il voto riformista per lanciarsi alla ricerca del voto di sinistra. Premesso che sia la configurazione più massimalista (PD+Sinistra e Verdi+M5S+ Più Europa) che quella più riformista ( PD+ Azione+ Più Europa) sarebbe comunque risultata perdente rispetto al centrodestra unito, è evidente che la coalizione di centrosinistra che si è presentata al voto (PD+Impegno Civico+ Sinistra e Verdi+ Più Europa), piccola nei numeri e disunita nei programmi, non avrebbe avuto alcuna chance di contendere la vittoria agli avversari.
Quindi da dove si riparte? Facendo chiarezza. Prima cosa, alleati con Calenda e Renzi o con Conte e Fratoianni? Riformisti o massimalisti, tertium non datur.
Scelta la strada da percorrere sarà importante alimentare il dibattito interno senza sfociare nelle mille divisioni tipiche dell'area di centrosinistra, prendendo esempio dalla maturità politica della destra che dimostra puntualmente la capacità di ritrovarsi e dialogare al proprio interno per presentarsi compatta davanti agli elettori.

sabato 17 settembre 2022

Partiti e programmi politici

Il programma elettorale corrisponde a quello che farà un partito politico una volta salito al potere? Certo che no. Il programma elettorale è solamente il posizionamento di un determinato partito rispetto ad uno specifico tema. Ad esempio: un partito che scrive nel programma elettorale di essere favorevole all'eutanasia non necessariamente riuscirà ad approvare una legge in tal senso, ma proverà, attraverso la sua pattuglia parlamentare, a legiferare sul fine vita. Tutto questo perché: nessun partito governa da solo; all'interno di ogni coalizione di governo ci sono partiti con diverse sensibilità su ogni singolo argomento; le promesse elettorali non tengono mai conto della realtà delle cose; la risultante di ogni azione politica in democrazia è sempre frutto di una mediazione.
Ciò premesso il delta tra le aspettative degli elettori e gli effettivi risultati ottenuti dai politici quando sono al governo provoca la frattura tra cittadini e politica, che poi alimenta in modo ininterrotto l'antipolitica, l'astensionismo ed il populismo.
La morale è che bisogna essere realisti e con piedi ben piantati per terra. Nessun massimalismo è possibile, ma solo chi abdica all'idea della radicalizzazione potrà vedere le proprie idee realizzarsi perseguendo una strada incrementale e riformista.