Alla crisi pandemica si è sostituita in modo prepotente la crisi globale scaturita dalla guerra in Ucraina.
Questi lunghi e incerti periodi caratterizzati dalla recessione economica hanno prodotto un profondo sfilacciamento nel tessuto sociale.
L'incapacità del ceto medio di sostenere i costi della crisi unitamente all'impoverimento delle fasce più deboli della popolazione non fanno altro che aumentare il desiderio del politico forte, identificato dai cittadini più sofferenti come il risolutore (Deus ex machina) di ogni problema attraverso poche ma sostanziali decisioni autoritarie.
Le recenti crisi, però, ci hanno insegnato che non esistono né soluzioni semplici né strade da poter percorrere in solitaria quando i problemi sono complessi e globali.
Inoltre sia la pandemia che la guerra in Ucraina hanno evidenziato che i regimi autoritari e le dittature, dove per definizione c'è l'uomo forte al potere, non sono più efficaci delle democrazie nella risoluzione dei problemi.
La velocità d'esecuzione delle scelte che possiede un regime autoritario associato all'assenza di dibattito interno può portare alla messa in pratica di politiche pericolose per l'interesse dello stesso Stato.
Come per la pandemia così per la guerra in Ucraina ci aspetta un periodo duro ed estenuante.
Non verrà nessuno eroe o eroina a salvarci d'un colpo.
Come tenere unita la nazione? Franchezza e politiche che mirino alla coesione nazionale: quando non si può creare la ricchezza è necessario combattere la povertà e l'emarginazione sociale.
G. C.
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