Questa pagina nasce con l'intento di divulgare idee, pensieri, riflessioni e suscitare un dibattito interiore in ogni potenziale lettore.
domenica 24 ottobre 2021
Legge di bilancio, pensioni e reddito di cittadinanza
lunedì 18 ottobre 2021
Elezioni amministrative 2021
mercoledì 22 settembre 2021
La Lega e la responsabilità di governo.
L'uscita della Donato dalla Lega, la spaccatura del M5S, il posizionamento all'opposizione di SEL e FDI, sono il chiaro segnale che il compito del populismo è esclusivamente raccogliere i voti, non governare. Tant'è vero nei momenti di crisi o nel momento in cui sul politico pesa la responsabilità delle scelte, in pratica alla prova dei fatti, il principio di realtà si impone sempre e le ricette folli risultano inapplicate, volendo riassumere: è meglio tradire la propria coerenza che condannare il Paese a nefaste conseguenze.
L'area più populista della Lega (Donato, Borghi, Rinaldi, Bagnai), del M5S (Di Battista, Paragone, Lezzi, Morra), della sinistra (Fratoianni) e della destra (Meloni) possono propugnare le tesi massimaliste solo dai comodi scranni dell'opposizione, viceversa rischierebbero di portare l'Italia in rovina. Inoltre il vantaggio di non governare gli consente, ai suddetti, di proporre agli elettori soluzioni semplici a problemi complessi senza avere né la necessità di dimostrare che esse siano veramente applicabili né dovendo affrontare le eventuali conseguenze negative delle scelte, di fronte a quegli stessi elettori che li hanno in principio premiati alle urne.
Ciò non significa che il populismo non sieda tra i banchi dell'attuale, e delle passate, maggioranze parlamentari, o che l'agenda di governo non risenta dell'influenza che esercitano i populisti; credere diversamente sarebbe una pia illusione. Anzi il populismo è consustanziale alla democrazia stessa: è una sua irrimediabile degenerazione, con la quale è necessario convivere. Giustappunto i cialtroni, gli imbonitori e gli arruffapopolo vengono spesso arruolati dai partiti al fine specifico di intercettare il consenso della pancia del Paese alle elezioni. Ma, l'elezione di quest'ultimi non comporta necessariamente una svolta oltranzista nell'azione di governo perché, fortunatamente, nemmeno i populisti credono fino in fondo alle loro ricette.
martedì 17 agosto 2021
Saviano, Murgia e l'attacco alla famiglia
domenica 15 agosto 2021
Afghanistan, libertà, diritti e prestigio
"A che serve che un popolo sia l'immagine stessa dell'agiatezza e della libertà, se è continuamente esposto ad essere devastato e conquistato? Che importa che esso sia manufatturiero e commerciante, se altri dominano i mari e dettano legge sui mercati? La forza è quindi spesso la prima condizione della felicità dei popoli e perfino della loro esistenza. Donde viene che i piccoli popoli finiscono sempre coll'essere violentemente uniti ai grandi, oppure che vi si uniscono spontaneamente". (Tocqueville)
Questo passo è noto nel mondo occidentale sin dal 1835, data della prima pubblicazione del testo "La democrazia in America".
Eppure oggi, nel 2021, alla fine dell'Operazione Libertà Duratura (così denominata la guerra in Afghanistan) ci chiediamo che senso ha avuto liberare l'Afghanistan dai talebani se poi non si è dotato il Paese dei mezzi adeguati per poter resistere autonomamente al ritorno degli stessi. Che senso ha avuto creare una democrazia senza che fosse dotata dei necessari anticorpi per poter sopravvivere? Alcuni congetturano che gli USA, volutamente, hanno lasciato il territorio che avevano occupato, dove avevano posizionato basi militari, uomini e mezzi; un territorio a ridosso di una potenza rivale (Cina), di una potenza in nuce (India), di una potenza decaduta (Russia) e di uno Stato considerato canaglia (Iran), per rendere instabile la zona. Probabilmente gli stessi non considerano i due seguenti aspetti (uno di ordine pratico e l'altro un precedente storico): meglio essere vicino al potenziale nemico; l'episodio della crisi missilistica di Cuba tra USA e URSS. Quest'ultima vicenda, unita al sostegno che l'URSS ha assicurato a Cuba durante la guerra fredda, come d'altronde hanno fatto gli USA con altri Stati ritenuti utili, dimostra che le potenze preferiscono un governo amico a condizioni di instabilità. Eppure questa ritirata frettolosa, scomposta ed aspramente criticata, per diverse ragioni, dai più disparati commentatori, insegna una cosa: non si può fare una politica estera forte e decisa senza il sostegno della base elettorale. La retorica dell'America First, dell'isolazionismo, del sovranismo, ha illuso che si potesse essere grandi facendo a meno del mondo, ma non è cosi. Il corpo elettorale americano, in maniera trasversale, si aspettava la fine delle operazioni militari, e così è stato, salvo non voler accettare psicologicamente le conseguenze ad esso correlate: il ritorno al potere dei talebani; le immagini della rovinosa ritirata; lo smacco internazionale. Sì, perché diciamocelo chiaramente: ai più non interessano le pessime condizioni in cui verserà la popolazione afgana, ma il prestigio internazionale intaccato.
Giuseppe Cerullo
venerdì 13 agosto 2021
Green pass, libertà e comunità
Diciamolo senza infingimenti: il green pass, con tutte le sue pecche, è l'unico modo che abbiamo per scongiurare future chiusure totali. Pur non avendo certezza di nulla (date le innumerevoli e impronosticabili variabili in campo), sono altissime le probabilità, visti i dati sulle attuali ospedalizzazioni, che rilevano una percentuale minima di accessi tra i vaccinati a differenza dei non vaccinati, che attraverso la moral suasion del green pass non dovremmo più applicare misure eccessivamente restrittive all'intera popolazione.
Quindi la logica delle attuali limitazioni è frutto della scelta da prendere al seguente quesito: o circoscrivere la libertà individuale di una sparuta componente di cittadini recalcitranti a sottoporsi alla vaccinazione o prendere in considerazione una potenziale restrizione della libertà globale per il rischio di recrudescenza della pandemia da covid, che ricadrebbe su tutti, indifferentemente dalla vaccinazione praticata.
Ciò premesso, è indubbio che la norma che introduce il green pass ponga dei severi limiti a chi, in nome di qualsivoglia pensiero, si presenta indisponibile a far fronte unico con l'intera comunità per affrontare la pandemia. In una condizione così eccezionale è naturale prendere misure straordinarie al fine di tutelare l'interesse collettivo, piuttosto che il capriccio del singolo.
Di fatti, l'indisponibilità a vaccinarsi, si squalifica a insulso capriccio, dato che nella maggior parte dei casi non si vede altro che persone arroccate dietro il loro steccato ideologico, prevenute rispetto a tutte le evidenze che si sono imposte in questi ultimi due anni.
In ultimo, bisogna tenere presente, che oltre alle persone riluttanti alla vaccinazione per una forma di paura preventiva, umanamente comprensibile soprattutto se alimentata da una inadeguata preparazione scientifica, esiste una componente più subdola di anti vaccinisti: quella che alimenta artatamente una narrazione perniciosa al fine di rinfocolare le fobie dei primi, estrapolando in maniera chirurgica dati, che risultano fuorvianti rispetto al loro originario contesto, e rappresentandoli in maniera che possano suggestionare le menti più fragili e predisposte ad una narrazione "alternativa".
Quest'ultimi sono inquadrabili in due sottogruppi: quelli consapevoli delle loro azioni, quindi il loro intento è disonesto, perché consapevoli del male che fanno alla comunità continuano a perseguire il loro particolare interesse, finalizzato esclusivamente ad occupare una posizione elettoralmente riconoscibile dal loro piccolo, ma pur rilevante seguito, allo scopo di beneficiare dei privilegi di rappresentanza; quelli che difettano di metodo, che alimentano i loro stessi dubbi per diffidenza verso le fonti ufficiali, che attraverso una modalità di ricerca grossolana mescolano argomenti inconciliabili, che, convinti di essere in possesso di un cervello fino, confondono l'autostima con l'autorevolezza, e dall'alto del loro inscalfibile punto di vista sbeffeggiano la massa, che si affida in maniera acritica alla scienza, non percependo di essere loro stessi dei fruitori acefali di tesi inconsistenti raccolte da fonti non riconosciute.
giovedì 5 agosto 2021
Giù le mani dalla medaglia
giovedì 8 luglio 2021
DDL Zan, Fedez e Renzi
lunedì 3 maggio 2021
Le ragioni del mio avversario.
L'idea autoassolutoria che imputa esclusivamente alla Lega il mancato riconoscimento dei diritti civili alla comunità LGBT+ è menzoniera.
Per quanto sia nota la tendenza all'azione conservatrice del carroccio, è altresì evidente che nemmeno durante la parentesi del Governo Conte bis (M5S+PD+IV+LEU) siano stati fatti passi in avanti nella lotta all'omofobia.
L'argomento, considerato troppo divisivo, è sempre rimasto ai margini del dibattito parlamentare. Tant'è vero che la mancata calendarizzazione del DDLZan al Senato si è verificata anche durante la parentesi del Governo, sedicente, progressista. Inoltre addebitare alle intemperanze, troppo spesso fuori dal registro del dibattito civile, dei singoli politici la causa della mancata approvazione di norme a vocazione progressista è un alibi troppo esile per essere accettato. Gli estremismi, per quanto presenti in ciascuna delle due aree contrapposte (progressista e conservatrice), sono la parte residuale e non la più consistente dell'elettorato di riferimento. Purtroppo, generando il dibattito mediatico/politico tanto più interesse quanto più caratterizzato dallo scontro tra le fazioni in campo - esacerbando gli animi degli spettatori - è venuta fuori un idea distorta del disegno di legge, che ha solamente armato i due eserciti, rendendoli sordi alla possibilità di dialogo e relegando in secondo piano l'analisi del merito della questione. Viceversa, per poter superare queste logiche da disputa, bisognerebbe iniziare a riconoscere che riguardo all'argomento in oggetto (in genere per tutti gli argomenti) siano accettabili diverse sensibilità tra i cittadini - quindi tra i parlamentari - e che solo conferendo dignità alle posizioni avversarie sia possibile intavolare un dibattito maturo tra gli antagonisti.
Questo cambio di paradigma, di rimando, potrebbe persino diffondersi tra i cittadini, che smettendo i panni degli ultras, avrebbero la possibilità di riconoscere nell'altra fazione delle ragioni, pur non condivise, ma altrettanto valide quanto le proprie. Questo metodologia sposterebbe definitivamente l'ambito della disputa dalla quotidiana delegittimazione dell'avversario, rappresentato come nemico, al tema dell'emancipazione della società, che scatena da sempre le più inquietanti paure al cospetto di un futuro diverso dalla realtà che si vive abitualmente.
In aggiunta per dirigersi verso queste modalità di dialogo, è necessario tenere presente che in ogni duello agli oppositori sconfitti deve essere concesso l'onore delle armi; accettata la dignità delle loro idee; la successiva autonomia o la possibilità di adattarsi al cambiamento senza temere di perdere del tutto la propria capacità di agire. Alla fine una conquista conseguita attraverso queste modalità di dialogo resisterà nel tempo perché sia i vinti che i vincitori avranno conquistato il rispetto (simpatia) della fazione opposta.