Paola Gaglione, figlia, sorella e innamorata si aggiunge alla lunga lista delle persone barbaramente uccise dalla folle violenza omofoba.
L'aspetto più deprimente di questa triste storia è l'arrogante ingerenza del fratello nel perimetro delle libertà individuali di Paola.
Sia chiaro, lo stesso concetto di perimetro affiancato alla parola "libertà" innalza in maniera incontrollata il livello di disagio personale per ogni animo libero, ma il vivere in società impone dei sacrifici, ed ognuno è costretto a rinunciare a parte della propria libertà per causa di forza maggiore.
In questo articolo l'omicidio non è il reato in discussione, l'omicidio è solo la naturale conseguenza della convinzione per cui le libertà individuali possano essere amministrate in maniera discrezionale, arbitraria e coercitiva dalla collettività; indifferentemente che siano esse la comunità, il nucleo familiare e/o il partner.
Il problema in oggetto non è solo l'orientamento sessuale, ma l'intima convinzioni dell'aggressore di poter disporre della vita, delle azioni e dell'amore della vittima.
Ciò detto pare nitido che il motivo dell'aggressione siano rintracciabili nella lesa onorabilità dell'aggressore, che probabilmente provava repulsione per essere etichettato nel suo rione come il fratello della lesbica: "il cognato di Ciro".
Ed ecco che pian piano viene fuori l'ennesima concausa di una tragedia annunciata: l'ignoranza, la miseria e l'emarginazione sociale; il terreno di coltura per ogni forma di violenza.
Il timore è che l'ennesimo moto di indignazione sarà fine a sé stesso, che neanche questa volta si lavorerà sulle cause, che domani sarò qui a parlarvi di un nuovo delitto, un nome diverso, ma la stessa storia.
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