venerdì 13 agosto 2021

Green pass, libertà e comunità

Diciamolo senza infingimenti: il green pass, con tutte le sue pecche, è l'unico modo che abbiamo per scongiurare future chiusure totali. Pur non avendo certezza di nulla (date le innumerevoli e impronosticabili variabili in campo), sono altissime le probabilità, visti i dati sulle attuali ospedalizzazioni, che rilevano una percentuale minima di accessi tra i vaccinati a differenza dei non vaccinati, che attraverso la moral suasion del green pass non dovremmo più applicare misure eccessivamente restrittive all'intera popolazione.
Quindi la logica delle attuali limitazioni è frutto della scelta da prendere al seguente quesito: o circoscrivere la libertà individuale di una sparuta componente di cittadini recalcitranti a sottoporsi alla vaccinazione o prendere in considerazione una potenziale restrizione della libertà globale per il rischio di recrudescenza della pandemia da covid, che ricadrebbe su tutti, indifferentemente dalla vaccinazione praticata.
Ciò premesso, è indubbio che la norma che introduce il green pass ponga dei severi limiti a chi, in nome di qualsivoglia pensiero, si presenta indisponibile a far fronte unico con l'intera comunità per affrontare la pandemia. In una condizione così eccezionale è naturale prendere misure straordinarie al fine di tutelare l'interesse collettivo, piuttosto che il capriccio del singolo.
Di fatti, l'indisponibilità a vaccinarsi, si squalifica a insulso capriccio, dato che nella maggior parte dei casi non si vede altro che persone arroccate dietro il loro steccato ideologico, prevenute rispetto a tutte le evidenze che si sono imposte in questi ultimi due anni.
In ultimo, bisogna tenere presente, che oltre alle persone riluttanti alla vaccinazione per una forma di paura preventiva, umanamente comprensibile soprattutto se alimentata da una inadeguata preparazione scientifica, esiste una componente più subdola di anti vaccinisti: quella che alimenta artatamente una narrazione perniciosa al fine di rinfocolare le fobie dei primi, estrapolando in maniera chirurgica dati, che risultano fuorvianti rispetto al loro originario contesto, e rappresentandoli in maniera che possano suggestionare le menti più fragili e predisposte ad una narrazione "alternativa".
Quest'ultimi sono inquadrabili in due sottogruppi: quelli consapevoli delle loro azioni, quindi il loro intento è disonesto, perché consapevoli del male che fanno alla comunità continuano a perseguire il loro particolare interesse, finalizzato esclusivamente ad occupare una posizione elettoralmente riconoscibile dal loro piccolo, ma pur rilevante seguito, allo scopo di beneficiare dei privilegi di rappresentanza; quelli che difettano di metodo, che alimentano i loro stessi dubbi per diffidenza verso le fonti ufficiali, che attraverso una modalità di ricerca grossolana mescolano argomenti inconciliabili, che, convinti di essere in possesso di un cervello fino, confondono l'autostima con l'autorevolezza, e dall'alto del loro inscalfibile punto di vista sbeffeggiano la massa, che si affida in maniera acritica alla scienza, non percependo di essere loro stessi dei fruitori acefali di tesi inconsistenti raccolte da fonti non riconosciute. 

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