Cronache delle elezioni amministrative 2021:
1) L'astensionismo non è un alibi per nessuno. L'astensionismo è semplicemente una colpa: colpa per il politico che è stato incapace di intercettare una porzione di cittadini; colpa per il cittadino che astenendosi ha scelto di non partecipare alla vita democratica del suo Paese;
1bis) La democrazia non è in crisi da oggi, ma è sempre stata in crisi, anzi è nata in crisi. È umano, naturale, sicuramente più semplice affidare il potere a qualcuno che gestendolo in maniera autoritaria assume decisioni perentorie, ma la democrazia è l'esatto opposto. La democrazia impone la mediazione tra le parti, annacqua le decisioni, avanza in maniera incrementale e smorza gli entusiasmi dei massimalisti. La democrazia è dialogo, è partecipazione, è continuità, è fatica, è la trama lunga e lenta della vita con pochi o nessun colpo di scena, senza soluzioni geniali o miracoli da 100 punti (cit. Troisi);
2) Il Centrodestra finché non tornerà a trazione moderata, europeista e atlantista, affrancandosi dalle pulsioni sovraniste/populiste sarà condannato irrimediabilmente all'opposizione.
Può mai intercettare il voto dei professionisti, degli imprenditori (piccoli e grandi), dei cittadini delle metropoli chi rincorre cialtroni, sciamani e leader politici che hanno instaurato nel loro Paese modelli di democrazia illiberale(Orban, Duda, Putin)?
3) Queste elezioni hanno certificato, se c'è ne fosse stato ancora bisogno, la fine del m5s delle origini. Probabilmente se Conte avesse avuto le mani più libere, all'interno del movimento stesso, si sarebbe alleato ovunque con il pd capitalizzando al massimo la vittoria degli altri. Nel suo innegabile trasformismo, Conte sta trasformando il m5s in un partito che ben si integra con le altre componenti del centrosinistra (statalismo, assistenzialismo e giustizialismo) abbandonando per tempo le pulsioni più esasperate del populismo (euroscetticismo e indisponibilità alla mediazione) che mal si conciliano con chi vuol sedere tra i banchi della maggioranza.
4) Il pd ha vinto. A suo favore ha giocato l'essenzialità nella comunicazione, la partecipazione al governo da forza responsabile e la capacità di coagulare quante più forze possibili intorno a sé. Vincere le elezioni amministrative però non è garanzia di nulla, le elezioni politiche sono ben altra cosa;
5) Il campo riformista da solo non va da nessuna parte, nonostante l'exploit di Calenda a Roma (20%). Il sistema elettorale non permette ipotesi di corsa in solitaria: non c'è riuscito nemmeno il m5s dei primi tempi con il trenta e più per cento. Basta personalismi, basta veti e basta partitini vuoti di dibattito interno, che non sono altro che propaggini del loro leader; la democrazia impone la mediazione, ora è necessario un atto di maturità politica da parte di tutti (Renzi, Calenda, Bonino).
Buon lavoro a tutti i sindaci.
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