Oggi, in ragione della crisi di governo in Italia, aleggiare eventuali spettri (crisi economica, energetica, inflazionistica, sociale, geopolitica e vittoria delle destre reazionarie) affinché tutto possa rientrare pare solo una tattica infruttuosa, superata peraltro dagli eventi.
Alea iacta est (il dado è tratto): il governo è spaccato, il premier dimissionario, la modalità di una maggioranza "à la carte" (dove ogni partito vota esclusivamente i provvedimenti in linea con i propri desideri) è irricevibile. In un Governo di unità nazionale, come quello di Draghi, nessun partito può pensare di imporre la propria linea in danno alle altre componenti della maggioranza -con evidenti sensibilità diverse - quindi tutti devono scendere a patti con compressi poco fruttosi per i sondaggi.
Ed è proprio questo l'elefante nella stanza: la crisi congiunturale poco ha premiato la responsabilità dei partiti/ movimenti che normalmente sono abituati ad ingrassare il loro bacino elettorale cavalcando il malumore della popolazione. Questa condizione, di continua emorragia di consenso, ha spinto il M5S ad innescare la crisi (non votando la fiducia al Governo sul Decreto Aiuti), immediatamente cavalcata dall'altro partito, la Lega, che trova maggiore difficoltà a far comprendere alla propria base più barricadera la necessità di assumere delle scelte molto responsabili ma poco popolari, che subito ha spinto sull'acceleratore della crisi con dichiarazioni al vetriolo.
La valanga è partita e l'esito per questa legislatura sembra essere fatale, ma, una volta caduto il governo in carica, i responsabili della crisi dovranno spiegare in che modo pensano di portare avanti l'agenda sociale tanto promessa e sbandierata.
Inoltre dovranno chiarire alle famiglie come fare per sostenere la crisi energetica, inflazionistica e sociale senza il sostegno di un governo che abbia piena capacità operativa.
Purtroppo, quello che è stato propagandato come uno strappo in favore della popolazione più debole, si risolverà con un peggioramento delle condizioni socioeconomiche proprio degli ultimi.
G. C.
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